L’arte e l’artigianato contemporaneo palestinese si fonda su 3 criteri:
– i materiali naturali del territorio
– la storia dell’occupazione
– la terra delle religioni monoteiste
Ogni opera d’arte creata nell’ultimo secolo rappresenta il desiderio di affermazione della propria identità nazionale e umana, proprio perché entrambe non sono ancora state riconosciute per diritto dagli occhi del mondo. I temi che si ritrovano spesso nell’arte pittorica sono i simboli della terra e della resistenza, la denuncia dell’occupazione e i ricordi della lontana Palestina libera. Si passa dalla raffigurazione del muro di separazione e fili spinati, del mare inquinato di Gaza, dei contadini curvi sui campi di grano e donne che raccolgono olive dagli alberi come rappresentazione di Terra Santa… il tutto in una forma onirica dai forti colori che non passano inosservati. I simboli iconici sono infatti l’ulivo, il melograno, la vita agreste da una parte e mura, sbarre, chiavi di casa a cui non si fa ritorno, perché confinati in campi profughi o in carcere, dall’altra.
L’artigianato si basa sulla lavorazione del legno di ulivo e delle ceramiche coloratissime per la realizzazione di meravigliose maioliche e utensili per la cucina. Terra Santa, con i suoi numerosi pellegrinaggi e turismo ha sviluppato un arte manifatturiera del legno davvero impressionante. Inoltre, la caratteristica del legno di ulivo, di cui Palestina abbonda, ha una ricca varietà di sfumature e colori naturali. Gli oggetti in legno intagliato sono prevalentemente presepi, rosari, oggettistica religiosa ma non solo! Esiste un raffinato artigianato per la realizzazione di cofanetti, cornici, copertine di libri, ornamenti domestici, vasi e molto di più.
L’arte tessile palestinese è considerata uno dei più importanti patrimoni dell’arte popolare tramandata dalle generazioni. Il ricamo classico autoctono è riconoscibile dai tradizionali abiti palestinesi: il Kaftan, il Thobe e la inflazionata Kefiah palestinese. Il Thobe è l’abito di tutti i giorni, una sorta di tunica che cade morbida, solitamente monocromatica con ricami tono su tono. Il Kaftan invece è l’abito sagomato (di solito ripreso in vita) e decorato con motivi geometrici e stilizzati. I motivi decorativi possono essere: tulipani, foglie, frutta, alberi, cornici di rose o greche… La conosciutissima Kefiah è il tradizionale copricapo della cultura araba in generale. Tuttavia, in Palestina ha acquisto un’importanza simbolica nazionalista dalla fine degli anni ’30 (periodo della prima consistente immigrazione ebraica in Palestina). Un luogo comune vuole la si associ ai movimenti politici dell’OLP (Organizzazione Liberazione Palestina) e del comunismo arabo. In realtà le sue origini nascono dalla popolazione agricola: i contadini la usavano per proteggersi dalle intemperie durante i lavori nei campi. Poi, nel corso degli anni, si sono visti togliere la terra a causa dell’occupazione. Così, la Kefiah ha perso simbolicamente la sua primaria funzione, acquisendone un’altra più concettuale. Rimane comunque forte il suo significato patriottico e di senso di appartenenza.